Giulio Regeni e gli italiani in Egitto che denunciano il regime (Italian translation)

Published in Italy’s Internazionale magazine. Originally published in Mada Masr (in English).

 

Tra il deserto immobile che “incessantemente si consuma” e il mare perpetuo che “manifesta furiosamente il rinnovamento” si è formata la “mia prima visione della realtà”.

Sono le parole di Giuseppe Ungaretti, poeta italiano nato ad Alessandria. Le scrisse nell’Egitto degli anni trenta. Oggi nel paese è presente una comunità transnazionale sempre più numerosa, emersa all’ombra delle rivolte arabe, soprattutto dopo la rivoluzione egiziana. Questa comunità si colloca tra un’Europa vuota di ideologie e in preda all’austerità e un Medio Oriente politicamente spietato e radicale. Ma chi sono, e qual è la loro “visione della realtà”?

Gli italiani transitati in Egitto negli ultimi anni illustrano bene le caratteristiche di questa comunità che con le sue idee supera le nazionalità e i rapporti geopolitici.

L’orribile morte di Giulio Regeni, il dottorando italiano torturato e assassinato mentre si trovava in Egitto per fare ricerca sul sindacato, ci impone di osservare più da vicino i saperi prodotti da queste persone sullo sfondo di rapporti storici, politici e sociali spesso tesi da un capo all’altro del Mediterraneo.

“La ribellione era necessaria nell’Europa delle politiche di austerità, e l’atto di ribellione stava accadendo in Egitto. L’Egitto ci stava ispirando a sfidare la nostra realtà”, mi ha detto Lucia Sorbera, una storica e femminista italiana di Pisa che per molti anni ha fatto ricerca in Egitto.

Prima delle rivolte arabe nel 2011, l’interesse degli attivisti italiani in Medio Oriente si è concentrato soprattutto sulla lotta palestinese. Dopo le rivolte però, dopo che piazza Tahrir ha esportato una forma di protesta spettacolare, tanti intellettuali italiani hanno cominciato a preoccuparsi dei paesi a sud del Mediterraneo, soprattutto l’Egitto. Nel giro di poco tempo i nomi di rivoluzionari egiziani come Alaa Abd El Fattah e Mina Daniel hanno cominciato a circolare nelle università italiane e tra le comunità di attivisti.

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